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Silenzio su Monte Sole – Jack Olsen – Garzanti 1970
Pag 299
A Corina il prete sembrava molto cambiato. Non parlava quasi più, si rifiutava di raccontare quello che era riuscito a ottenere a Bologna e in genere si comportava come se fosse in permanente stato di shock. Praticamente i tedeschi lo tenevano agli arresti in casa e le poche volte che lui gli chiedeva il permesso di allontanarsi per doveri religiosi dalla canonica, si vedeva sempre opporre un netto rifiuto.
Ma a parte il fatto di vedere suo cognato così depresso, per il resto Corina non aveva gran che da lamentarsi. I tedeschi erano stati di un'estrema correttezza. Alcuni di essi avevano tentato degli approcci, che però non erano stati molto diversi da quelli dei giovani contadini, e Corina e le altre donne non avevano avuto difficoltà nel tenerli alla larga. Ogni notte nella scuola della chiesa si sentivano suoni, grida, gozzoviglie e la mattina dopo Corina doveva gettar via trenta o quaranta bottiglie di vino vuote; ma sembrava che le SS si accontentassero di ubriacarsi tra loro.
Nel pomeriggio di giovedì 12 ottobre, a quasi due settimane dall’inizio del rastrellamento, arrivò in canonica una delegazione di SS chiedendo di parlare col prete. Don Giovanni li accompagnò nel suo ufficio e prese il suo vocabolarietto tascabile italo-tedesco. I militari gli dissero che l’indomani era il compleanno del loro capitano e gli chiesero se aveva qualcosa in contrario a che loro lo festeggiassero un po'. Corina, che era nel corridoio a origliare, si chiese come mai i tedeschi domandassero un simile permesso, dato che ogni notte gozzovigliavano senza chiedere l’autorizzazione di nessuno. « Ci piacerebbe invitare qualcuna delle signore, » disse una delle SS.
«Siete liberissimi di farlo, » sentì rispondere don Giovanni con freddezza.