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San Chierlo
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Serafino Calindri – Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico dell’Italia – Vol II - Pagina 300 - 1781
S. CIERLO (Fuori di Porta S. Isaia 11 miglia lontano dalla Città, e non 12, come si legge nel Catalogo delle Comunità del Sassi, e molto meno 9, come è registrato in quello delle chiese del Montieri. E' la parrocchiale situata in una schiena di Colli, che tra l’Olivetta ed il Lavino si stendono serrate d'ogn'intorno da' Monti di Rasiglio, di Tignano, dell'Amola, di M. S. Giovanni, di Mongiorgio, di M. Pastore, Bonacciàra. Vedasi l'etimologia di questo nome al luogo delle memorie antiche)
Comune, e Parrocchia abitata da 213 Anime distribuite in 28 famiglie, e confinata dalle Parrocchie di Ronca, di Monte Pòlo e Rasiglio unite, e di Mongiorgio. La sua Chiesa e Canonica si vanno ora ampliando, riformando, abbellendo , e dotando di suppellettili magnifiche e dispendiose dal zelo del vivente Parroco D. Pietro Francesco Fanelli. Il titolare della stessa Chiesa è S. Biagio, ed il diritto di collazione appartiene liberamente alla Mensa Arcivescovile di Bologna. Hà sotto di se un Oratorio dedicato a S. Rocco nella Villa del Poggio. L'aria vi è preziosa, non giungendo il numero de' mortì adulti ad un mezzo adulto per ogni cento ad anno. Poca e ordinaria Uva, moltissime Frutta, pochissime Castagne, e Boschi da Legna, pochissima Ghianda, molta Seta, pochissima Canape, e molto pascolo di terre sodive, non molto Fieno da pochi Prati, circa cinque misure per ogni semente dal Grano, e lo stesso da' Mirzatelli, con Formaggi preziofi dalle Pecore che alimentansi negli ottimi pascoli della Prateria detta del Carnovale, sono i prodotti annui, che cavano i possidenti e la popolazione da questo territorio, nel quale parte dell'anno vivon d'arte due Sarti , un Fabbro, ed un Carbonaio, e di scienza un Notaio. L'acqua migliore d'ogni altra di quello territorio è quella della così detta Fontanazza; sparse però pel territorio sonovi in quantità acque ocracee, che sbucano dal suo terreno arenoso sopra fondo di Creta e di Argilla, che scopre al giorno nelle sue basse pendici, ne' fossi, e ne' Vallòni dalla parte particolarmente in cui lo circonda il Lavino, e nelle quali Crete, al solito del rimanente montàno territorio bolognese, trovansi quantità di palle di Marcassita, e frà queste una buona parte di qualità contenente Vìtrìòlo e Ferro. Crete salmastre, Pietra cittadina, Scogli ferruginosi, Tufo di color cenerino e di caffè, qualche strato di gusci di Testacei o dicasi di Telline, e di Pettinìti, ed una collina di arena bianca quarzosa trà l' Olivetta ed il Lavino, ottima per la vetrificazione delle Maioliche, sono le produzioni, che ci si sono presentate in qualche modo degne di essere ricordate. Un Borghetto con Oratorio, poco distante dalla Parrocchiale alla volta dell'Abadia del Lavino si trova detto
Il Poggio con Oratorio di Fam. 6,
Ci resta ancora la curiosità di sapere, in che modo siasi corrotto in questo Comune il fuo antichissimo nome di S. Ilario in quello di S Cierlo, col quale è comunemente conosciuto; o di San Chierlo come col Montieri lo segna l’autore del Diario bolognese; o di S. Chiellaro come registrato si trova nel Catalogo de' Comuni del Saffi. In tutta l'Italia non ci si é presentato, se non che un sito nel Dogade Veneto chiamato S. Ellero, che fù un antichissima Abadia di S. Ilario, nella quale fra gli altri fù sepolto il Doge Orseolo: comunque abbia avuto origine questo nome corrotto di S. Cierlo, noi troviamo, che costantemente nel tredicesimo, e nel quatordicesimo, e fino oltre alla metà del sesto decimo secolo si è chiamato col nome proprio di S. Ilario, cosicché da quanto è noto fin qui, dovè succedere questa strana corruttela di nome nel decimo, settimo secolo circa (1). La Ròcca di Bonacciàra (2) servì di difesa a questo Luogo, unitamente ad altra Torre fortificata, detta ora la Guarda ed appartenente alla ricca famiglia dal Bello; è questa nel di fuori larga piedi dieciotto bolognesi ed un oncia, e lunga piedi venti ed oncie quattro, hà avuto d'attorno la sua fossa e ponte levatoio, ed è stata a più palchi alta, ora non è, che circa 35 piedi; eran le sue mura grosse sopra terra circa tre piedi ed era tutta lavorata in fortezza con piccola porta nel secondo piano guarnita di un arme antica, che hà nel campo un Giglio, una Rosa, ed un Serpe. Da una logora lapide che esiste ancora nel pavimento del secondo piano scritto in carattere barbaro sembra ravvisarsi essere stata costrutta dal finire del 1200 al principare del 1300 da uno di casa Roveri, almeno le prime leggibili parole dicono JO DE ROBORE &c. Per queste sole accennate cose è nota nella profana storia la esistenza di questo Luogo, dì cui abbiamo steso l'articolo, e la di cui antichità sospettiamo molto remota, e forse quivi é stata la fede di qualche antichissimo Monistero, giacchè poche volte le Chiese dedicate a certi Santi, o I nomi da essi desunti, non sono derivati da qualcuno di essi, come di questo sospettiamo
(1) Vedasi all'anno 1197. Ghirard. Par. I. Lib. XI. Pag. 343. Testamento rogato da Michele di Ambrosino 22 Agosto 1298 Arch. Di S. Franc. Lib. 32 num. 17, e nello stesso Ar. il Testamento di Betta d'Ugolino rog. Domenico di Settolo 7 Settembre 1300 Lib. 36. num 41. Elenco Nonantolano 1366. Elenco di tutte le Chiese e Benefizi 1569.
(2) Vedasi Par. I. art. Bonacciàra an. 1304 pag 361
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