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Motivazione della medaglia d'oro al V.M.
Dalla pagina 107 del libro di Pier Angelo Ciucci "Marzabotto '44 don Giovanni Fornasini
Fu dunque una motivazione assai travagliata, quella che venne decretata in data 19 maggio 1950 alla memoria di don Fornasini. Essa venne pubblicata sul Bollettino Ufficiale il 31 marzo 1951. Il 2 giugno dello stesso anno, durante una solenne cerimonia, a Maria Guccini, la madre di don Fornasini, venne consegnata la medaglia d'oro al V.M.
Questo é il testo della motivazione:
"Nella sua parrocchia di Sperticano, dove gli uomini validi tutti combattevano sui monti per la libertà della Patria, fu luminoso esempio di cristiana carità. Pastore di vecchi, di madri, di spose, di bambini innocenti, più volte fece loro scudo della propria persona contro efferati massacri condotti dalle S.S. Germaniche, molte vite sottraendo all'eccidio e tutti incoraggiando, combattenti e famiglie, ad eroica resistenza. Arrestato e miracolosamente sfuggito a morte, subito riprese arditamente il suo posto di pastore e di soldato, prima tra le rovine e le stragi della sua Sperticano distrutta, poi a S. Martino di Caprara dove, pure, si era abbattuta la furia del nemico. Voce della Fede e della Patria, osava rinfacciare fieramente al tedesco l'inumana strage di tanti deboli ed innocenti richiamando anche su di se la barbarie dell'invasore e venendo a sua volta abbattuto, lui Pastore, sopra il gregge che, con estremo coraggio, sempre aveva protetto e guidato con la pietà e con l' esempio".
S. Martino di Caprara, 13 ottobre 1944)
Il 23 giugno 1951 Maria Guccini moriva a Porretta Terme, ove venne sepolta.
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Il Massacro – L. Baldissara e P. Pezzino – ed il Mulino (2009)
Pag – 393
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Appare incredibile che ancora nel maggio 1947 il principale responsabile italiano delle indagini non avesse la sicurezza neanche dell'unità maggiormente implicata nella strage, e che i nomi «di partecipanti diretti, ed appartenenti alla predetta unità», da lui fatti fossero fantasiosi, e nella migliore delle ipotesi una versione storpiata di appartenenti a uno dei tanti reparti che si erano avvicendati nella zona in quelle settimane. Così si individua un certo capitano Curiel, con comando a Sperticano, come presunto uccisore di don Fornasini, quando noi sappiamo che, ammesso che il sacerdote sia stato effettivamente ucciso dai tedeschi, cosa sulla quale si possono avanzare fondati dubbi, i sospetti si indirizzavano, caso mai, su Schmidtkunz. E Reder diventa capitano Reders (o Taeders) della «Felgendarmeria «Unka" (o Uska) delle SS, con comando a Colle Ameno».
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rapporto del segretario comunale di Marzabotto Grava
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memoria del prefetto Fantozzi
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Il Resto del Carlino
La Stella Rossa di Monte Sole - Giampietro Lippi
Ed. Ponte Nuovo – Aprile 1989
Pag 245
Il RESTO DEL CARLINO dell'11 ottobre potè finalmente scrivere:
Le solite voci incontrollate, prodotto tipico di galoppanti fantasie in tempo di guerra, assicuravano fino a ieri che nel corso di una operazione di polizia contro una banda di fuori legge, ben centocinquanta fra donne, vecchi e bambini erano stati fucilati da truppe germaniche di rastrellamento nel comune di Marzabotto.
Siamo in grado di smentire queste macabre voci e il fatto da esse propalato. Alla smentita ufficiale si aggiunge la constatazione compiuta durante un apposito sopraluogo. E' vero che nella zona di Marzabotto è stata eseguita una operazione di polizia contro un nucleo di ribelli il quale ha subito forti perdite anche nelle persone di pericolosi capibanda, ma fortunatamente non è affatto vero che il rastrellamento abbia prodotti la decimazione e il sacrificio nientemeno che di centocinquanta elementi civili.
Siamo dunque, di fronte a una nuova manovra dei soliti incoscienti destinata a cadere nel ridicolo perché chiunque avesse voluto interpellare un qualsiasi onesto abitante di Marzabotto o, quanto meno, qualche persona reduce da quei luoghi, avrebbe appreso l'autentica versione dei fatti (187).
Nazario Sauro Onofri, giornalista e storico d'ispirazione socialista, registra a tal proposito:
Molti anni dopo, quando chiesi a Giorgio Pini — che era stato direttore del giornale in quel periodo — il perché di quel trafiletto, mi disse che, su richiesta di Fantozzi, aveva assunto informazioni presso ambienti tedeschi, compreso il suo vecchio amico von Halem. Quando questi gli diede la versione menzognera che aveva già fornito al prefetto, incaricò un redattore di scrivere il trafiletto famigerato che avrebbe dovuto tranquillizzare la popolazione.
“Oggi — mi disse Pini — il contrasto tra quel comunicato e la realtà che si è saputa poi, è tale che la cosa mi mette a disagio” (188)
Agostino Grava, segretario comunale di Marzabotto, il quale non si era sentito di chiudere gli occhi di fronte a tale scempio, fu drasticamente minacciato di arresto qualora avesse continuato a propagare "dichiarazioni esagerate".