Francesco Pirini - Il ragazzo di Marzabotto
Murazze 13 aprile 2010 – testimonianza raccolta da Stefano Muratori
Nelle foto da sinistra Touadi, Pirini, Franceschini - Pirini a casa sua - La casa di Pirini fotografata dal Fantini nel libro Antiche case ... (per gentile concessione della Fondazione Cassa di Risparmio)
Io ho fatto una cosa completamente diversa dagli altri, esclusa un’amica di don Zanini, prima con un giornalista tedesco, poi al processo di la Spezia io li ho perdonati. L’ho fatto anche per non lasciare in mano a loro. Questo però mi ha portato ad un grosso rapporto con tanti tedeschi che vengono lassù, e che immancabilmente accompagno io.
Ma la colpa è dell’individuo o del sistema ?
La vita che c’era su ... Cominciando a salire per andare verso Casaglia, verso Cerpiano, tutta la parte alta, dove la stragrande maggioranza erano mezzadri, e quando vedevano il padrone si toglievano il cappello: “buon giorno signor padrone”
Noi invece eravamo in tredici in famiglia, ma avevamo il vantaggio di non dover dividere niente con nessuno.
La mia famiglia venne ad abitare qui alle Murazze il primo Maggio del 1795, e venivano da Rioveggio. Da quello che mi hanno raccontato i miei genitori questa qui dove siamo adesso era la cucina grande. Lì c’era una grossa cappa del camino, perchè andavano col focolare e basta. Vennero ad abitare qui, e siccome erano cattolicissimi portarono con loro una immagine della Madonna Addolorata e la appesero qui fuori. Immagine che adesso è dentro a quella chiesina lì che fu fatta nel 1820.
Erano 3 fratelli, Pirini Antonio, Pietro e Carlo, e nel 1860 si divisero la proprietà in parti uguali. La proprietà comprendeva anche il territorio verso Gardelletta, e anche oltre il fiume. La divisero da fratelli. Ogniuno aveva il podere con la stalla, il fienile e quanto serviva. Anche qui fuori c’era la stalla e il fienile, e di là c’era il magazzino. Io ho due figli, uno che si è fatto l’appartamento dove c’era la stalla e il fienile, e l’altra .....
Qui seminavano la canapa, la maceravano, la filavano e poi facevano la tela. Le lenzuola, gli asciugamani ... Io me le ricordo ancora. C’erano i telai per tessere. Li hanno bruciati i sudafricani nel tempo che sono stati qui, perchè questa era la prima linea. Hanno bruciato i mobili e tutto il resto, perché era un gran freddo.
Evidentemente i miei avi avevano disponibilità finanziarie, perché nel 1860 si divisero. Ad uno toccò una casa qui oltre il fiume, in comune di Monzuno, a un’altro toccò una casa qui sopra, ed i miei rimasero qui, forse era il più anziano dei fratelli.
Da quando mi ricordo io c’erano due fratelli, mio padre che si chiamava Olindo e mio zio che si chiamava Filippo. Pur essendosi sposati convivevano in un’unico nucleo familiare. Forse lo fecero per non dividere ancora la proprietà. Il motivo esatto però non lo conosco.
Mio padre aveva tre figli maschi dei quali io ero il più grande, e poi avevo tre sorelle, e lo zio aveva sei figli, che poi sono stati uccisi tutti lassù.
Perchè andammo lassù: non fummo spinti dai partigiani, come scrive il Carlino, no noi andammo lassù per scelta nostra. Perchè a Cerpiano una sorella di mio padre, mia zia Margherita, aveva una casa. E quella casa era in grado di contenerci tutti.
Margherita era stata la domestica di un prete nativo di Cerpiano, che era stato parroco giù in pianura poi tornò a Cerpiano, e tornato a Cerpiano cercò aiuto un pò dappertutto e riuscì a portate lassù la scuola elementare e l’asilo. Perchè prima non c’era. Mia madre che abitava lì a Brigadello, che è a un chilometro da Cerpiano, non era mai stata a scuola. Andava a pascolare le pecore.
Mia zia era la domestica di questo prete, e lui fece una casa (della quale ho anche una foto) per alloggiare le due insegnanti, l’aula dell’asilo e l’aula scolastica.
Si faceva solo fino alla terza elementare eh?
Quando quel prete morì, credo fosse nel ’29, forse per ricompensarla le lasciò la casa e un pezzo di terra.
A quel tempo, anche se noi abitavamo giù in valle, alle Murazze, vicino al Setta, la parrocchia era a Casaglia. Immancabilmente andavamo sempre su a Casaglia, perchè allora eeh, io adesso non ci vado più a messa, ma allora era una cosa molto importante.
Oggi fra l’altro sembra strano che la parrocchia fosse lassù e che dalla valle i parrocchiani vi dovessero salire, però qui la parrocchia fu fatta solo nel dopoguerra. Esclusa la parte che è sotto Monzuno, tutta questa parte, dalle Murazze a Gardelletta, compresa metà della Quercia faceva tutto parte della parrocchia di Casaglia. La Borgata di La Quercia è attraversata da un fosso: la parte a Sud era della parrocchia di San Martino, e la parte a Nord era della parrocchia di Casaglia. Però San Giovanni faceva parte della parrocchia di San Martino.
In questa parrocchia vi erano alcune borgate come Caprara di Sopra e Caprara di Sotto, Cerpiano e Dizzola, tutta l’area era fatta di case sparse, ma erano tutte abitate.
Se pensi che da Nuvoleto, che è dalle parti della Collina, dalla Palazza che sono quei poderi là sopra faceva già tutto parte della parrocchia di Casaglia.
Bè, noi andavamo a messa generalmente con l’Antonietta Benni. Perchè lei era maestra d’asilo qui. Noi all’asilo non ci siamo mai stati, però in certe occasioni ci mandavano là da lei perchè ci istruiva, ci insegnava la dottrina. Abbiamo avuto un grosso rapporto di amicizia anche dopo con lei.
I miei mi hanno raccontato che questa casa era la cucinona. La mia attuale camera da letto che è lì, a quei tempi era la sala da pranzo, perchè si ritenevano persone di una classe sociale abbastanza elevata, ma appena fuori dalla porta c’era la stalla vicino alla porta d’ingresso, e da quest’altra parte c’era il porcile.
Tenevano due mucche, perchè di più non ci stavano, perchè non avevano abbastanza raccolto per dargli da mangiare. Quando ero piccolo la nostra più grande occupazione era che appena arrivati da scuola ci facevano fare qul pò di compiti in volata poi prendavamo le due mucche per andarle a pascolare nei boschi in giro. Dalla primavera all’autunno inoltrato era sempre così, fin che il clima lo permetteva.
Il terreno non era tanto, poi sono terreni che se non piove si seccano in fretta, perché sotto è tutta ghiaia. Se non piove ad un certo momento diventa tutto giallo. C’era la parte alta, dove adesso c’è l’autostrada e la ferrovia, che era la migliore, ma la parte bassa non vale proprio niente.
A volte però riuscivamo ad andare a pascolare le bestie assieme a mio cugino ed altri ragazzi di qui, che venivano con noi per giocare. Noi liberavamo le bestie poi si giocava. Andavamo anche a cercare frutti selvatici, perché noi sapevamo dov’erano le piante, cominciando dalle fragole, poi le ciliege selvatiche. C’era uno che aveva un castagneto lassù che aveva una pianta di castagni che maturavano prima delle altre. Io credo che loro non abbiano mai mangiato le castagne, perchè le portavamo via tutte noi. Prendavamo un bidoncino ed andavamo dentro a un fosso a fare un fuoco per bollirle, perchè se vedevano del fumo ci avrebbero menati. Allora andavamo dentro a un fosso e poi col pentolino pieno d’acqua facevamo fuoco che si cuocessero.
Quand’ero più grandino, se c’era il tempo, andavamo a fare il bagno nel fiume, perchè lì c’era un bel fondo, e ci trovavamo anche in trenta quaranta ragazzi. Anadavamo a pesce d’estate con le mani sotto i sassi. Con i pescatori che ci mandavano improperi, perchè loro pagavano la licenza. Io imparai anche a nuotare. C’erano delle buche e si doveva imparare a nuotare.
La scuola era a Gardelletta. La mia timidezza era tanta, perchè noi delle Murazze a Gardelletta non ci andavamo mai, i genitori non ce lo permettevano. E quando venne il primo giorno di scuola mi accompagnò per un pò di giorni mia madre, perchè io non mi azzardavo ad andare fino a Gardelletta.
Ho fatto fino alla quarta a Gardelletta. Una con la quale quale feci la quarta elementare fu uccisa a Cerpiano assieme ai miei. Perchè era venuta lassù anche lei. Si chiamava Bortolucci Teresina.
Poi la quinta andai a farla a Vado, senza lo scuolabus eh ? Ma noi eravamo anche abbastanza fortunati, perchè i ragazzi della Quercia dovevano camminare il doppio. Venivano giù a piedi passando da Gardelletta, poi qui da noi, poi andavamo giù assieme fino a Vado. Facevamo dei bei gruppi numerosi.
Io ho un ricordo della quinta a Vado che la nostra maestra veniva da Bologna tutte le mattine con la corriera, e si chiamava Anita Luccarini. Era la moglie di un poeta fascista che si chiamava Austilio Luccarini che aveva scritto un libro: “la cantata Mussoliniana”.
Sai quante poesie ci fece studiare ?
Lei aveva un figlio che si chiamava Folco, e lo portava sempre con se. Non so come facesse a resistere, perchè lui quando era a Vado ne combinava di tutti i colori. C’era un’altro mio coetaneo che si chiamava Romano Comellini ed assieme ne combinavano di ogni tipo.
Quando poi nacque la Repubblica Sociale una domenica arrivarono dei fascisti ed andarono lì a Casa Veneziani per prendere il Lupo, ma siccome trovarono il padre presero lui. Poi vennero qui e presero un certo Bonafè, che non c’entrava proprio niente di niente, chissà, forse qualcuno gli avrà dato delle informazioni, poi andarono a Gardelletta per prendere il Gianni Rossi ma non lo trovarono.
Successe che Folco Luccarini, il figlio della maestra aveva aderito alla Repubblica Sociale, era andato su in un posto chiamato l’America, che è là per andare verso la Quercia, per prendere Dino Monti. I partigiani però lo avevano visto, e quando arrivò lassù trovò i partigiani. Non gli fecero nulla, e da allora diventò un partigiano. Il suo nome di battaglia era “Balilla”.
Lippi quando ha fatto le sue ricerche lo ha cercato a Reggio Emilia, ma non lo ha trovato, o non si è fatto trovare, non lo so.
In questa zona c’era anche un fascista che si chiamava Mazzanti, che ha ancora un figlio che abita qui sotto. Era l’impiegato del sindacato fascista a Vado. Tutte le mattine con la bicicletta andava a Vado in ufficio. Che poi facevano fare 8 giorni per uno eh ?
Uno faceva otto giorni poi stava a casa e veniva un’altro. Se uno poi era nella manica allora le cose erano diverse. Se invece sapevano che uno era un’avversario, allora quello vedevi che era costretto a tacere, se voleva fare 8 giorni di lavoro ogni tanto.
Francesco Pirini
Un superstite e un amico. Sempre disponibile ad accompagnare i visitatori di Monte Sole. I seguenti video sono stati realizzati dai suoi visitatori.
Casaglia
Caprara
Dal Poggiolo alla Croce
Chiesa di Casaglia