Sabato 12 marzo il gruppo ambiente, comandato da Maren e Antonella, ha eseguito la seconda giornata di pulizia della sponda sinistra del fiume. Il gruppo, di circa 30 persone, ha fatto pulizia nel tratto che va dal Parco Bottonelli fino alla Sapaba.
Seconda giornata sulla sponda sinistra
Gruppo di volontari al lavoro
Sabato 12 marzo il gruppo ambiente, comandato da Maren e Antonella, ha eseguito la seconda giornata di pulizia della sponda sinistra del fiume. Il gruppo, di circa 30 persone, ha fatto pulizia nel tratto che va dal Parco Bottonelli fino alla Sapaba. Alla fine della mattinata il gruppo ha mangiato ottima pasta e fagioli preparata da L. Fontana al laghetto dei pescatori. Riporto alcuni commenti miei, ed alcune foto della mattinata.
In questo tratto sulla sponda del fiume ci sono diverse vasche stagnanti che si sono formate molti anni fa quando fu estratta la ghiaia. Dopo gli scavi per molto tempo sono rimaste vasche orribili, col fondale e le pareti laterali piene di fango grigio scuro. Luoghi lugubri e pericolosi devastati dalle attività di recupero della ghiaia. Dopo molti decenni la natura ha parzialmente recuperato questo territorio, con una fitta vegetazione. I fondali sono ancora fangosi e privi di vita, ma il panorama non è più così desolante.
Le piene del fiume hanno portato di tutto dentro alle stesse vasche, perché il livello è basso, e dalle montagne di legna lasciata lungo le sponde si capisce che quando il fiume è in piena tutto viene allagato. L’acqua esonda su di un terreno pianeggiante alberato che comprende le rimanenze delle vecchie vasche. E’ un terreno largo un centinaio di metri e lungo circa un chilometro.
Ovunque si trova materiale di plastica o di gomma sparso fra i rovi ed i cespugli, o depositato nelle vasche. La maggior parte sono bottiglie di plastica, polistirolo espanso, palloni da calcio. Molto difficile e faticoso è stato il recupero dei molti copertoni da camion.
Evidentemente le sponde del fiume Reno non sono regolate con aree di rispetto e chiunque può usare il terreno demaniale per fare la propria discarica privata, depositando ogni cosa. Immagino che il “popolo degli orti” sia il principale indiziato per diversi motivi:
sono vecchi abituati a pensare che non ci sono problemi di inquinamento, perché portatori di una cultura che non capisce la plastica. Poi negli orti tendono a portare di tutto, per evitare di buttare cose che potrebbero sempre servire, oppure perché si vuole fare un recinto o una sponda in modo empirico, per esempio con i copertoni.
Nessuno si preoccupa del fatto che periodicamente arrivano piene che spazzano via tutto, compresi gli orti. Nessuno si preoccupa di evitare che materiali inquinanti o non biodegradabili non possano essere lasciati nelle aree di rispetto (se aree di rispetto ci sono). Non se ne preoccupa nemmeno il demanio o l’autorità del Fiume. Evidentemente paghiamo un sacco di dipendenti pubblici che redigono piani voluminosi e li usano per complicare sempre più ogni cosa, ma tutto per il loro mondo virtuale burocratico: nulla che riguardi il mondo reale.Prendiamo gli orti a Marzabotto: c’è l’amianto. Tanto amianto. Poi immagino che in ogni orto ci siano veleni vari.
Quando arriverà la piena “giusta” tutto quell’amianto e quei veleni se ne andranno, e diventerà un problema per chi sta a valle. Sabato abbiamo visto un po’ del casino che fanno a Riola, a Silla, a Porretta o a Vergato. Perché questa è roba che viene da su.
Qualcuno a valle invece si ritrova quello che viene da Marzabotto.
Galleria Foto della giornata di pulizie